Come il poliziotto in borghese che gira col cane antidroga, lo confondi fra la folla oppure proprio non lo vedi, non ci fai caso. Cappotto grigio, capelli grigi e barba lunga, grigia anch'essa. A guardarlo bene non sapresti dove passa le notti, ma il panama bianco in testa è impeccabile.
E così sta lì.
E saluta.
Fa ciao con la mano, oppure alzandosi dalla testa il suo panama bianco, si ferma un attimo e ricomincia.
A non badarci troppo, puoi anche passargli di fianco, non ci fai caso, sembra che saluti qualcuno dietro di te, fra la folla.
In quanti lo superano ma non ci fanno caso. Tutti troppo abituati a correre giù in metropolitana, rimettere la suoneria al cellulare che non sia mai, se suona in treno la gente si lamenta, uno sguardo all'ultimo post di facebook, una faccina su whatsapp e in un baleno sei giù per le scale.
In metropolitana.
Fermo.
Prossimo treno fra 3 minuti.
Tre minuti? Ne bastano anche meno, così una mattina mi fermo, ma non in metropolitana. Decido che quei tre minuti li spendo lì, di fianco a lui, che magari è meglio che passarli in un tunnel.
Quindi lo supero di poco, mi fermo e mi giro a guardare dove guarda lui: ci sono tutti ma non c'è nessuno.
Le persone che a fiumi sciamano dai treni verso di lui gli passano accanto senza neanche notarlo, gli unici uomini girati nella sua direzione, vestiti di tutto punto portano in mano cartelli con nomi improbabili, come all'uscita di un aeroporto, ma non salutano.
Lui invece sì, lui saluta.
Penso che saluti una stazione che non c'è più, delle persone che non ci sono più. Quelle che arrivavano al treno con il baule e lo caricavano direttamente dal finestrino dello scompartimento, quelle che lui stesso tante volte ha salutato col fazzoletto bianco mentre si perdevano in mezzo ai fumi del treno in partenza.
Per noi magari un film in bianco e nero, per lui realtà a colori con rumori, piccioni e odori. Tutto reale.
Ora che ci sono rimasti, di quei tempi, i film in bianco e nero, ora che quelle persone non le ha più, penso che lui le saluti comunque.
Saluta forse i treni che non fumano più mentre le persone fumano ancora.
Saluta di certo chi come me si ferma, o semplicemente gli restituisce il saluto.
A presto,
Polo
Chiunque mi voglia dare degli spunti può scrivere a storiesenzafretta@gmail.com
Ci tengo a precisare che le citate scene del baule caricato dal finestrino si ripetono ancora nel 2013, semplicemente i bauli sono sostituiti da trolley di grandezze incomprensibili.
Un grazie al collega Carmine Trignano da cui involontariamente, tempo fa, è arrivato lo spunto per questo post.
Un ringraziamento a Lorenzo Bagnoli, autore della foto che fa da sfondo a questo Blog.
Nessun commento:
Posta un commento