domenica 29 dicembre 2013

Fate gli auguri... anche a voi stessi!

Eccoci giunti a fine anno, tempo di discorsi in pompa magna con le bandiere nazionali alle spalle, reti unificate e buoni propositi. In questo marasma di festeggiamenti lavorare sui mezzi pubblici ha sempre un suo fascino.
Il pendolare medio lascia il posto al viaggiatore occasionale per un paio di settimane.
Ti ritrovi così ad avere a che fare con persone che non si spiegano come sia possibile che il treno da Milano a Brescia non fermi in una città importante come Bergamo, comitive che timbrano il biglietto A/R due volte all'andata e non hanno spazio per timbrare il ritorno.
In questa atmosfera natalizia i treni rimangono gli stessi, ma cambiano le persone.
Capita più volte durante la giornata di farsi gli auguri, a volte con colleghi incontrati per caso, altre volte con viaggiatori educati.
Facciamo dunque un sacco di auguri alle persone più disparate, ma io mi sono chiesto una cosa: questi auguri ve li siete mai fatti a voi stessi?
No, non sto dicendo di guardarsi allo specchio e dirsi Buon Natale, né di autoinviarsi un sms, sono sicuro che qualcuno di voi già ci ha provato. Io sì, lo confesso!
Non intendo nulla di tutto ciò,voglio solo dire di fermarvi un attimo, anche solo la sera prima di andare a letto, che tanto non ci si addormenta subito!
Voglio proporvi una cosa che ho già proposto a qualche mio amico come pensiero per queste feste.
Provate a rispondere a queste tre domande:

  • Cosa ho fatto quest'anno che rifarei l'anno prossimo?
  • Cosa ho fatto quest'anno che non rifarei l'anno prossimo?
  • Cosa non ho fatto quest'anno ma vorrei fare l'anno prossimo?

Quando ci avete pensato, prendete un foglietto e scriveteci queste tre domande seguite dalle vostre più disparate risposte, se preferite potete anche solo appuntarvi le risposte.
Mettetelo dunque in un cassetto di quelli che aprite tutti i giorni, anche unito ad una saponetta profumata se scegliete un cassetto dei vestiti.
L'importante è che non vada nel dimenticatoio, così da darvi un occhio ogni tanto, per ricordarci cosa abbiamo a cuore e cosa ci siamo augurati. Per una volta a noi stessi.

Buone feste e buon anno nuovo a tutti voi cari lettori.

Un abbraccio e a presto,
Polo

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Ecco le tre domande pronte da stampare!


mercoledì 4 dicembre 2013

Il Caseificio di montagna

Eccoci di nuovo qua, dopo una settimana di assenza, a parlare di storie senza fretta.
Quella di oggi è nata grazie ad un week-end in montagna, di quelli rigeneranti fatti da un'ottima compagnia, aria buona e soprattutto cibo che in quell'aria buona ci nasce.
Verso le quattro e mezza, quando il sole già comincia a fare giochi d'ombra con le cime dei monti, arriviamo a Predazzo, in piena Val di Fiemme.
La macchina carica di aria viziata, le gambe anchilosate per il viaggio, appena apriamo le portiere veniamo svegliati dalla fresca aria di montagna.
Inspiro a fondo godendomi questo "risveglio" in una valle dove le piste da sci stanno chiudendo e la gente si rifugia nei bar per scaldarsi.
Li vedi subito, qualcuno ha lo snowboard in mano e lo porta in giro come porteresti una sagoma di cartone: sempre in piedi e ben in vista.
Qualcun altro invece ha gli scarponi da sci e cammina come se fosse appena sbarcato sulla luna.

Predazzo (TN) - Val di Fiemme
Apriamo la porta del negozio ed un forte odore mi investe, non so se definirlo odore o puzzo ma propendo razionalmente per la prima opzione dal momento che siamo in un caseificio.
Abituato ad avere sotto il naso un formaggio alla volta, tutte quelle forme dei più disparati prodotti caseari mandano in palla il mio olfatto.
Innanzitutto prendiamo una bottiglia di latte crudo, semplice come il suo contenuto, di quelle che vedi in mano ai pastorelli nei presepi. In cima si può già notare un filo di panna, segno della genuinità del prodotto.
La nostra attenzione si sposta dunque sui formaggi.
Qualcuno prende un "Puzzone" da portare a Milano, dove più che un formaggio è un aggettivo neanche troppo carino.
La signora dietro al banco ci fa poi assaggiare un formaggio stagionato e immerso qualche giorno nel vino. Non per niente lo chiamano Ciok, ciucco. La buccia infatti è scurita e il sapore è deciso. Ci convince, accompagnerà la nostra cena.
Mi guardo intorno e vedo quello che è in fin dei conti un negozio di montagna, caratteristico nella sua semplicità, molti scaffali e rifiniture in legno che ti fanno apprezzare ancor di più il calore, mentre fuori si fa buio.
I formaggi di per sé sono una storia senza fretta, a volte penso a quanto dura la loro stagionatura e mi stupisco di quante cose ho fatto io nel frattempo.
Sono prodotti che acquistati in montagna fanno un effetto ancora maggiore. In un mondo senza fretta, che culla la loro stagionatura, i rumori sono più attutiti, complice anche la neve. I monti sembrano lì apposta a fare da scudo al mondo rumoroso e frettoloso delle metropoli.

In mezzo a questa settimana ho voluto raccontarvi un quadretto di quello che è stato un rilassante week-end. La montagna è sicuramente un paesaggio ricco di spunti, chi ci va più spesso di me lo saprà bene.
Spero, come sempre, di essere riuscito ad alleggerire qualche momento della vostra giornata.
Buona settimana a tutti!

A presto,
Polo

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